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sabato 6 novembre 2010

Perchè l'uomo è un animale onnivoro, e contraddizioni nelle spiegazioni "pseudoscientifiche" riguardo ai vegetariani.


Un po' per moda, un po' per etica, la dieta vegetariana, o addirittura vegana, sta prendendo sempre più piede nella società moderna. Mentre però i termini etici sono soggettivi ed, almeno in parte, incriticabili, e la moda semplicemente "stupida", ormai sempre più fantomatiche prove pseudoscientifiche saltano fuori, cercando di smentire la natura onnivora dell'uomo. In pratica, sempre più non ben qualificati biologi scrivono fior di schede, delle quali pullula il Net, inserendo l'uomo negli animali esclusivamente vegetariani, ed escludendo qualsiasi ipotesi onnivora. 
Quali sono le tesi esposte? Beh, più frequentemente, vengono fatti confronti su dettagli anatomici di carnivori (evidentemente riferendosi all'ordine Carnivora, presente nei Mammalia), onnivori (con confusione massima, data la definizione assolutamente variabile del termine, e comprendente specie fra le più diverse), erbivori (di per se termine improprio, quindi i riferimenti assegnati non possono che essere vaghi e dall'oscura origine), uomini e talvolta anche primati (generalmente Pan troglodytes, spesso presa come specie di riferimento tra le più vicine all'uomo, il che, di per se, significa comunque poco).
Addirittura ci sono ridicoli riferimenti come: "I veri onnivori e i veri carnivori, quando sono affamati, sono attratti istintivamente da animali e carogne che vedono e che interpretano come cibo immediato. Questo non accade mai all’uomo. Il ribrezzo che ogni uomo normale e sano prova alla vista del sangue e di un cadavere è la prova della sua natura non carnivora.", che chiaramente hanno una valenza scientifica pari a zero dato che:

1) è documentato scientificamente che svariati ominidi primitivi si nutrissero anche di carne, molto probabilmente derivata da carogne, così come primati quali Pan troglodytes possono integrare la dieta con proteine animali (spessissimo con insetti, ma non solo)

2) il ribrezzo dell'uomo è decisamente condizionato dallo sviluppo della civiltà, e sono in molti che NON si schiferebbero per nulla davanti ad una fiorentina al sangue o ad un carpaccio, tanto per fare qualche esempio per i profani...

Ma tralasciando questo punto (rispetto al quale potrei elencare molte altre contraddizioni), dalla valenza nulla, e ritornando ai temi con parvenza di serietà, come questi vengono espressi? che genere di confronto viene generalmente fatto?
E' molto semplice, nella maggioranza di queste "schede" gli onnivori vengono semplicemente eguagliati ai carnivori per caratteristiche anatomiche, così cercando di differenziarli il più possibile dagli uomini.
Per spiegare meglio questa parte però bisogna risalire alla definizione di onnivoro: cosa è un organismo onnivoro?
Generalizzando, è un animale che si è adattato a nutrirsi ed elaborare sostanze sia di origine vegetale, che di origine animale.
Quindi NON è un ordine animale, NON implica caratteristiche strettamente simili dal punto di vista anatomico, NON determina la percentuale della componente vegetale o animale nella dieta ed è attribuibile a più classi animali.
E un carnivoro invece?
Qui bisogna fare due distinzioni, poiché lo stesso termine è usato per due definizioni differenti:

1) si definiscono Carnivori i mammiferi euteri appartenenti all'ordine dei Carnivora, comprendenti specie sia di predatori che di saprofagi che di onnivori.

2) vengono comunemente chiamati "carnivori" tutti gli animali che hanno una dieta del tutto o quasi completamente basata su sostanze animali.

Infine gli erbivori, sono generalmente definiti come tutti quegli animali che hanno un regime alimentare del tutto vegetariano, divisi in categorie come i frugivori (che si nutrono in prevalenza di frutta), folivori (di foglie), granivori (di semi) e così via.
Come per gli onnivori quindi, la definizione di erbivoro NON implica alcun riferimento tassonomico.

Quello che fanno gli pseudoscienziati vegetariani/vegani, è di confondere la classificazione tassonomica con la dieta, cercando di inscrivere i differenti regimi alimentari in ordini ben precisi (insomma, per i carnivori prendono come riferimento i mammiferi appartenenti all'ordine dei Carnivora, per onnivori ed erbivori l'origine è oscura, ma è evidentemente indirizzata a come torna più comodo all'autore per evidenziare le sue teorie).
Ovviamente tale procedimento NON HA NESSUNA VALENZA SCIENTIFICA. Quindi è del tutto inutile sparare valori di ph e differenze riguardo le dentizioni se le basi di per se sono errate, o comunque non chiare.

Ricordo che la dieta onnivora può essere derivata sia da animali con regime alimentare a maggioranza composto da sostanze vegetali, sia da animali con regime alimentare principalmente composto da sostanze animali (ovviamente oltre certe percentuali si va ad iscrivere alcune specie ugualmente negli erbivori o carnivori; per esempio, Canis lupus integra tal volta la sua dieta con componenti vegetali, ma la percentuale di questi è comunque insufficiente per definire l'animale onnivoro anziché carnivoro).

Uno degli altri pilastri di queste fantateorie vegetariane, è il confronto con i primati.
L'equazione è inevitabilmente "i primati (che sono gli animali più vicini a noi) si nutrono solo di frutta e vegetali vari = l'uomo si nutre solo di frutta e vegetali vari".
Peccato che sia un'equazione palesemente errata. Innanzitutto è da chiarire che, in natura, sono relativamente poche le specie di primati frugivore (che si nutrono principalmente di frutta), essenzialmente Gibboni e Siamanghi (ed in parte Oranghi), specie arboricole e non fra le più vicine all'uomo.
Fra le non frugivore, i Gorilla mantengono comunque un regime del tutto vegetariano.
Le specie più piccole invece, hanno talvolta un regime quasi esclusivamente insettivoro.
Ma parlando delle specie più vicine all'uomo, ovvero Pan (scimpanzè e bonobo), queste invece pur nutrendosi in gran parte di vegetali (e non in particolare di frutta) si nutrono frequentemente anche di sostanze di origine animale. Gli scimpanzè ad esempio, hanno adottato particolari tecniche di raccolta degli insetti gregari o larve, per cibarsene, ma non sono rari i casi in cui uccidono e si nutrono di altri vertebrati, come ad esempio svariati anuri ed altre scimmie. Sono documentati anche casi di saprofagia.

Ma perché l'uomo è un animale onnivoro? In fin dei conti le scimmie antropomorfe, seppur dal punto di vista anatomico, comportamentale e genetico siano relativamente simili agli ominidi, non sono che un ramo evolutivo parallelo avente , probabilmente, medesima radice, ma non lo stesso sviluppo.
Parlando di ominidi, una delle specie più antiche e documentate ad oggi, è Australopithecus (4-1,9 milioni di anni fa), aveva un range alimentare del tutto simile a quello di Pan troglodytes, tanto per fare un esempio. Seppur principalmente vegetariano, è provato che si nutrisse anche di altri animali, probabilmente carcasse, già dalla sottospecie Australopithecus afarensis (3,7-3 milioni di anni fa), decisamente arcaica. Questo è probabilmente dovuto al graduale passaggio all'ambiente delle savane, rispetto a quello delle foreste di origine. Tuttavia è da sottolineare come Australopithecus avesse una dentatura più robusta rispetto a quella di Homo (parlando di molari e premolari), indice di una dieta maggiormente indicata a radici e vegetali "consistenti" rispetto alla nostra, ed ai nostri più prossimi progenitori.
A difesa della loro tesi però, i famosi pseudoscienziati vegetariani rimarcano una drastica diminuzione della vita media dell' "uomo" da quando questo (almeno 3,2 milioni di anni fa, tramite prove fossili, ma probabilmente già in precedenza) ha cominciato ad introdurre parte di sostanze animali nella dieta. Ma ciò è del tutto infondato, non a caso si stima che la vita media di tutte le specie di Australopithecus, sia le più antiche sia le più recenti, dovesse essere di circa 30-40 anni, in modo del tutto analogo alle successive specie di Homo, che anzi, nei suoi rappresentati più derivati (con una componente di carne sempre presente, seppur in diverse quantità) ha gradualmente aumentato l'aspettativa media di vita.
L'adattamento poi delle specie più derivate di Homo alla caccia e alla pesca prima, e all'allevamento poi, è un indice inevitabile che pone l'uomo come animale non solo in grado di nutrirsi di altri animali, ma anche di farlo in una percentuale cospicua, a seconda delle differenti esigenze.
Attenzione però, se è vero che l'uomo si è adattato ad integrare una parte sempre maggiore di carne nella sua alimentazione, questo NON significa che il suo organismo si sia avvicinato ad una dieta carnivora, ovviamente.
Se è vero che l'uomo e le specie a lui più affini si nutrono spontaneamente ANCHE di carne, e che in parte, questa,  aiuti lo sviluppo dell'organismo (in particolare la muscolatura), è altrettanto vero che (eccetto i canini, seppur non particolarmente sviluppati, comunque adatti ad incidere e strappare tessuti di origine animale) la dentizione è prevalentemente indirizzata verso una dieta vegetariana (anche se con minore evidenza rispetto alle scimmie antropomorfe), e l'apparato digerente allo stesso modo supporta con difficoltà una dieta basata solo su alimenti di origine animale.
Non a caso, si ritorna alla definizione di onnivoro -animale che si è adattato a nutrirsi ed elaborare sostanze SIA di origine vegetale, CHE di origine animale-, la quale per l'appunto non indica nessun tipo di prevalenza nella dieta.  Gli stessi molari umani (spesso usati per rafforzare la tesi della dieta vegetariana), sono particolarmente simili a premolari e molari del maiale, il quale è un "classico" onnivoro.
Sempre parlando della dentizione, la forma relativamente ridotta dei canini umani non è necessariamente un sintomo di "atrofizzazione" causata dalla dieta, per due motivi:
il primo, è che alcune specie di primati che si nutrono anche di tessuti animali, hanno canini del tutto simili ai nostri, mentre altre completamente vegetariane come il babbuino gelada o il gorilla, li hanno notevolmente più sviluppati.
il secondo è che, con il modificarsi della struttura cranica (con maggiore spazio per la cavità cerebrale) ha ridotto le mascelle, e di per se modificato la dentizione, ma queste modifiche sono state accompagnate da un aumento considerevole dell'intelligenza e dall'utilizzo talvolta complesso di utensili, i quali sicuramente hanno potuto aiutare nel procurarsi e nel gestire il cibo, limitando poi la funzione di "strappare" dei canini.
Da notare inoltre, che tutti i mammiferi erbivori specializzati (comprese le scimmie che entrano in tale definizione) hanno delle sacche di fermentazione, per meglio digerire le sostanze vegetali, del tutto assenti nell'uomo. La saliva umana, invece, corrisponde più ad una dieta onnivora che non strettamente vegetariana (premettendo che le proprietà della saliva variano in base alla dieta e non in base al gruppo tassonomico).
Parlando infine dell'intestino, è sì vero che esso è particolarmente lungo (in ogni caso mediamente meno degli erbivori specializzati, e non necessariamente molto più di altri onnivori, differentemente da quanto riportato da alcuni), ma non è tanto la lunghezza ad essere un fattore determinante, ma quanto la tipologia di cellule e villi intestinali, che nel nostro caso indicano un adattamento ad una dieta onnivora.

In conclusione, l'uomo è un classico animale onnivoro in tutti i tratti rilevanti che lo distinguono.
Non c'è alcun fondamento scientifico che indichi un'anatomia ed una fisiologia adattata ad una dieta prettamente "erbivora". E' vero che il nostro regime alimentare dovrebbe essere a maggioranza costituito da sostanze vegetali (una percentuale compresa tra il 70 e l'85% a seconda dei vari studi, e sicuramente in base all'individuo), ma una certa percentuale di sostanze animali (primarie o derivate) è sicuramente naturale e non nociva, anzi, consigliabile soprattutto in fase di sviluppo (in particolare della muscolatura e dello scheletro) e di crescita.
Per questo, le migliori argomentazioni per supportare una dieta vegetariana riguardano l'etica e l'ecologia, una prevaricazione scientifica non ha supporti concreti.



Axel Tallone

sabato 2 ottobre 2010

Abrahadabra: recensione del nuovo album dei Dimmu Borgir

Dunque, siamo arrivati all'undicesimo capitolo Dimmu Borgir (se si conta anche le varie release), atteso da molti e pieno di incognite, date le performance ultimamente piuttosto altalenanti della band nella produzione di album. Saranno i nostri eroi in grado di soddisfare i fan di vecchia data, recentemente rimasti un po' delusi da alcune uscite? Riusciremo a non rimpiangere due grandi perdite come Mustis e ICS Vortex? Ritorneranno alle origini, si trasformeranno in una "black" boy band stile Cradle Of Filth, o prenderanno una nuova strada? Riusciranno gli oltre 100 strumenti orchestrali utilizzati a non suscitare effetti troppo "pomposi"?

E' presto detto, ho ascoltato almeno una decina di volte l'album, e solo alle ultime 3 volte il mio giudizio si è "stabilizzato".
Qualche settimana fa, ho sentito in anteprima il singolo Gateways... beh, al primo ascolto ne rimasi francamente deluso, sperando in un album alla fine diverso. Motivo della delusione? Facile, ad una sinfonia maestosa, ed una intro più che adeguata, son stati accostate la voce in troppi passaggi "robotica e finta" di Shagrath e una vocina femminile a tratti anche fastidiosa nella sua prima "comparsa", e fin troppo gothic sul finale. Se aggiungiamo riff un po' distanti dal black duro e puro, e il fatto che sarebbero bastati più scream e meno voce distorte da parte di Shagrath e una voce come quella di ICS Vortex in luogo di quella femminile poi utilizzata (probabilmente come rimpiazzo) per migliorarla notevolmente... beh, la delusione non può che aumentare.
Poi però, fatto l'orecchio alle sonorità (anche grazie alla bella sinfonia), e messi l'anima in pace per la seconda voce, si può apprezzare maggiormente, pur rimpiangendo il vecchio stile andato perduto.

Oggi però, ho avuto modo di capire che il resto dell'album non è particolarmente simile al singolo uscito in anteprima (e per fortuna senza donnina urlante, nelle altre track).
L'onnipresente e variegata orchestra, la new entry di alcune parti corali e la diversificazione (forse ostentata) dello stile di canzone in canzone, distaccano notevolmente Abrahadabra rispetto al suo predecessore semplice, secco e duro In Sorte Diaboli. Ma, a meno che non siate dei True Black Metallers incalliti e ottusamente prevenuti, non temete troppo, lo stile Dimmu, seppur elaborato e pieno di nuove influenze, permane in buona parte.
Analizziamo dunque l'album traccia per traccia:

Track 01 - Xibir- 2:50

L'introduzione è puramente orchestrale, con accenni di cori, decisamente cupa e con rimandi ad alcuni grandi compositori del passato. Bella ed adeguata devo dire, seppur un po' da soundtrack per il grande cinema.

Track 02 - Born Treacherous - 5:02

La sinfonia segue un po' l'introduzione, i cori, maggiormente distanziati, si fanno più vivi. Shagrath alterna momenti di gorgoglio un po' sospetti a dei buoni scream apprezzabili. Alcune -discutibili- pause e i ricorrenti cambi di tempo danno al tutto un'aria un po' Progressive. Ok, non sarà black duro e puro, ma apprezzabile.

Track 03 - Gateways - 5:10

Ecco il primo singolo dell'album, ed è da ribadire ciò che ho scritto nell'introduzione. In ogni caso, qui la sinfonia si fa più pomposa rispetto alle precedenti due track, ma senza esagerare, ed è (per fortuna) la colonna portante dell'intera canzone. Molto bella. Il primo minuto e mezzo è a dire il vero invitante, con quest'atmosfera che sa molto di "Dimmu Borgir". Poi al minuto e trenta, ecco che arriva il trauma: la voce femminile stridula e "fastidiosa" di cui parlavo sopra. E dopo questa "botta", difficilmente digeribile, ecco che tra riff più o meno adeguati, la voce di Shagrath si fa a tratti robotica. Il pensiero va subito all'orrendo Puritanical Euphoric Misantropia, dove questa caratteristica era preminente. Infine, l'ultimo minuto si chiude in maniera epica, con la voce femminile che si fa più melodica e tipicamente Gothic, in una specie di botta e risposta con la voce principale. Però c'è da dire, che, nonostante i traumi, non merita la "lapidazione"; con più scream e il buon vecchio Vortex al posto della voce femminile (fortunatamente relegata a quest'unica canzone), sarebbe stata molto meglio. Peccato.

Track 04 - Chess With The Abyss - 4:08

Ecco che torna l'atmosfera cupa. Le sonorità ricordano da vicino il black arido e moderno di In Sorte Diaboli, ma con il plus di una sinfonia molto più complessa. Belli qui i cori, più decisi ed insistenti. Riff non troppo originali, ma nel complesso un bell'effetto, che scaccia via del tutto i maligni e disperati rimandi ai Cradle Of Filth che la "donnina malefica" della precedente Track aveva instillato.

Track 05 - Dimmu Borgir - 5:35

Rischiosissimo il titolo. Addirittura mettere in gioco il nome del gruppo... E a sentire l'inizio si suda freddo: cori quasi allegri, fuori luogo si direbbe, per i primi due minuti c'è da rimanerci di stucco. Ma ecco che pian piano si fanno sentire influenze da parte dell'intramontabile Enthrone Darkness Triumphant, che si alternano ai precedenti motivi, più "bizzarri". Sottolineo che solo dopo ripetuti ascolti si comincia a chiarificare un giudizio. E dopo questi sentimenti contrastanti così ravvicinati, l'ultimo minuto chiude in maniera quasi entusiasmante. I toni sono epici, ma ben lungi anche solo dal ricordare gruppi tipo gli Epica, fortunatamente. Alla fine, il giudizio è soggettivo, personalmente sono riuscito ad apprezzarla.
... Ma perchè diavolo chiamarla Dimmu Borgir? Mah....

Track 06 - Ritualist - 5:13

FINALMENTE! E' stata la prima cosa che ho pensato appena ascoltato questo brano. Tipicamente Symphonic Black Metal, tipicamente Dimmu Borgir, ma senza dover guardare per forza al passato. Pezzo potente, bello, variegato, con alcune scale di pianoforte direi emozionanti. Nemmeno le variazioni vocali di Shagrath nella seconda parte della canzone mettono alcun dubbio. Arpeggi acustici e mitragliate di Blast Beat convivono perfettamente, rendendo Ritualist il brano più equilibrato dell'album.

Track 07 - The Demiurge Molecule - 5:29

Il troppo stroppia si dice. Ecco, qui la sinfonia è sì elaborata, e professionalmente impeccabile, ma davvero troppo stile colonna sonora da film d'azione Hollywoodiani. Shagrath sperimenta a tratti anche un growl un po' strozzato.
Nel complesso non è male come traccia, ma manca di sobrietà.

Track 08- A Jewel Traced Through Coal - 5:16

Cattiva direi. Riff taglienti e veloci, sonorità spettrali. Forse la traccia con meno variazioni, rispetto alle altre, ma nessun rimpianto, anzi... Qui la sobrietà sinfonica, tanto auspicata in The Demiurge Molecule, la fa da padrone.

Track 09 - Renewal - 4:12

Facilmente classificabile come la più brutale ed inquietante delle track di Abrahadabra. Riff incalzanti riconducibili al Black più duro la rendono decisamente interessante. Strana la parte di chitarra melodica nella seconda parte del primo minuto. Un maggiore utilizzo dello scream classico però, sarebbe stato gradito. Si integra un po' male la -fortunatamente- breve parte di canto della seconda voce. Sonorità sia acute sia molto cupe, accavallate in una successione repentina, contribuiscono a dare carattere alla parte Orchestrale.

Track 10 - Endings and Continuations - 5:58

Pezzo confusionario, addirittura nella parte iniziale la parte sinfonica fa un po' a pugni con i riff di base. Un po' poco elaborata. Non molto adatta la parte di seconda voce, molto Power/Progressive. Cori più lievi ed evanescenti rispetto al resto dell'album. In generale gradevole ma caotica, non molto assimilabile.



In conclusione? Siamo decisamente lontani dal capolavoro assoluto qual'era Enthrone Darkness Triumphant, ancor di più rispetto al "Classico" Stormblåst, ma altrettanto lontani dal quasi commerciale Puritanical Euphoric Misantropia.
Che si mettano l'animo in pace i blackster più puri, scordatevi le sonorità sporche e lo scream lento e "trascinato" del Black Metal old style. Ciò non toglie che per certi versi è forse anche meglio, almeno non si è andati a riciclare sonorità ormai fin troppo collaudate. Ma scordatevi anche l'incubo Cradle Of Filth, quest'album è ben lungi dall'abbassarsi a tale livello.
Complessivamente Abrahadabra contempla alti e bassi. Sinfonie più o meno ispirate alle colonne sonore dei film in quanto a stile, ma anche pezzi decisamente influenzati da nomi quali Dvořák o Musorgskij, non certo gli ultimi arrivati. Riff tipici del Black moderno, con alcune sferzate più dure, e sporadici rimandi al Progressive o addirittura all'Heavy. Blast beat impetuoso alternato a passaggi più lenti e scanditi. Stile vocale vario, Scream, Growl, alcune parti distorte, seconde voci di vario tipo, più o meno melodiche, ma soprattutto cori di sfondo, presenti in tutte le canzoni. La qualità di registrazione e la tecnica degli strumenti è oggettivamente impeccabile. Insomma, un po' un mescolone, ma il risultato non è affatto male. 
Un CD molto impegnativo all'ascolto, decisamente non annoia per quantità di idee e qualità di realizzazione.

Buon ascolto.



Axel Tallone

cervello uomo-donna, un testa a testa per stabilire le differenze a livello neurobiologico.

I due cervelli sono sostanzialmente uguali ma si differenziano nel modello d'organizzazione e quindi nelle procedure d'elaborazione e risposta delle informazioni provenienti dall'esterno. Non sono solo le cellule a subire una differenziazione nel loro sviluppo ma anche il complesso sistema cerebrale che, sottoposto a ormoni e stimolazioni ambientali, si "plasma" portando a modelli comportamentali e cognitivi differenti.

Utilizzando tecniche di visualizzazione del cervello si è dimostrato che la donna presenta minor specializzazione emisferica (quindi minor asimmetria), mentre l'uomo presenta un cervello funzionalmente asimmetrico (quindi molto lateralizzato) e dominante a destra. La maggior asimmetria funzionale nell'uomo determina, per esempio, la dominanza del linguaggio nell'emisfero sinistro e delle abilità visuo-spaziali nell'emisfero destro.
Nella donna, invece, grazie alla maggior distribuzione delle fibre di connessione interemisferiche, questa suddivisione del lavoro non è così evidente. Tale differenza è il substrato anatomo-funzionale su cui si basano le caratteristiche comportamentali e cognitive dei due sessi.
In sostanza l'uomo ha maggiori capacità di elaborazione, la donna di percezione.

Uomo

  • Maturazione più lenta
  • Maggiore organizzazione asimmetrica
  • Maggiore asimmetria funzionale
  • Maggiore quantità di fibre intra-emisferiche
  • Migliore analisi dello spazio
  • Minore quantità di informazioni percepite 
  • Maggiore analisi e memoria spaziale

Donna

  • Maturazione più veloce
  • Minore organizzazione asimmetrica
  • Maggiore quantità di fibre inter-emisferiche
  • Maggiore percezione dello spazio nel suo insieme
  • Maggiore quantità di informazioni percepite nell'unità di tempo, maggiore sintesi
  • Maggiore percezione dell'aspetto emozionale
  • Maggiore fluidità verbale

qualche consiglio tecnico su come cucinare un essere umano. (come rovinare la serietà del blog già dal primo post)

Prima di provare a cucinare delle persone dovete imparare le tecniche basilari per pulire e preparare la carne umana per il consumo. Anzitutto dovete stare molto attenti alle condizioni del cadavere e, se possibile, drenare tutto il sangue in modo da poter anche congelare la carne senza temere che una volta scongelata abbia il gusto rancido. Un'altra cosa importantissima, della quale nel testo originale non si fa cenno è l'eliminazione della peluria. Solitamente la peluria è veicolo di microbi e quindi vi consiglio di depilare in tutte le zone il cadavere. Sarebbe il massimo poter depilare con un piccolo cannello all'acetilene, bruciando i peli. Se usate questo metodo attenzione a non ledere la pelle, altrimenti levarla non sarà un'operazione molto facile!
Successivamente consiglio un bagno in acqua e amuchina o altro blando disinfettante in modo da eliminare i possibili microbi residui. Diversamente dalla pelle del pollo la pelle umana non è saporita e quindi per molte ricette dovrete toglierla. Ci sono diversi metodi ma il più comodo, secondo l'autore Jeffrey Dahmer, sarebbe lasciare immerso per una settimana il corpo in una vasca di acqua e ghiaccio. Passato questo tempo sarebbe possibile levare la pelle dal corpo come la buccia di un arancio. Un vantaggio non da poco ma, mi raccomando, attenzione, dato che il corpo potrebbe putrefarsi!
Un altro metodo è la bollitura leggera (quasi una scottata) ma richiede che vengano bollite separatamente le membra. Inoltre si rischia che il sangue fuoriesca e sporchi l'acqua di cottura, dando al contempo alla carne un gusto rancido. Un metodo che, a mio avviso, potrebbe dare risultati soddisfacenti è quello del gas sempre se il corpo non abbia tagli. Si usa una comune bombola di gas da cucina, avete presente? Si pratica un foro (piccolo!) nella cute del cadavere e si inizia a introdurre gas in modo che la pelle si stacchi dalla carne come un guanto. Quando la pelle è gonfiata potete levare il beccuccio del gas e aspettare lo sgonfiamento. Non avendo mai provato posso solo ipotizzare, ma penso che lasci un gusto non proprio eccezionale alla carne. Una valida alternativa al gas è l'aria compressa ma fate molta attenzione a come la dosate, se la pelle esplode siete fregati!
Superato il problema della rimozione della pelle vi si presenta l'esigenza di rimuovere le ossa o per lo meno smembrare il corpo in modo da poterlo conservare bene. Le ossa delle gambe e delle braccia sono le più semplici da eliminare infatti basta disarticolare i piedi, le ginocchia e le anche, in questo ordine. Per le braccia, logicamente, mano, gomito e scapola, sempre in questo ordine. I problemi maggiori li incontrate quando volete eliminare la spina dorsale. Vi consiglio di staccare prima la testa e di buttarla, leggete tutto il testo e scoprirete perché.
Tagliate la testa all'altezza della 5° vertebra cervicale e dall'apertura praticata iniziate a rimuovere le altre vertebre. Inizierete a trovare le costole che potete rimuovere in due modi: con un'incisione o con una frattura. Se scegliete l'incisione dovete praticare un taglio dalla base della gola fino all'ombelico ma non tenete la mano pesante o rischiate ti tagliare anche gli intestini! Se invece optate per la frattura vi auguro buona fortuna, dato che avrete bisogno di notevole forza e di una spinta forte e costante sullo sterno.
Una volta scelto come levare le costole (io preferisco l'incisione) dovrete mettere da parte gli intestini, il fegato, il cuore e, se proprio vi piacciono, i polmoni. Le parti del corpo che potete buttare sono i piedi (dato che hanno un sacco di ossa e di tendini ma ricordatevi di tenere le dita!) le ossa e tutti i tendini. Potete tenere le mani, se siete dei veri gourmet potete gustare le dita fritte come aperitivo. La testa vi consiglio di buttarla a meno che a qualcuno non piaccia il cervello. Estrarre il cervello da una testa non è affatto un'impresa facile: dovete agire con una mannaia e colpire esattamente 3 dita sopra l'attaccatura del naso. Se siete fortunati le ossa si taglieranno di netto e il cervello riporterà solo qualche lesione. Invece, se vi va male, avete fatto diventare gelatina il cervello. In America si può ordinare per posta una sega Stryker, adatta a quasto lavoro, ma in Italia non è possibile, quindi non vi resta che usare la cara, vecchia mannaia. Tenete presente che il cervello non verrà fuori dalla scatola cranica se prima non leverete gli occhi (ma non buttateli, c'è una ricetta carina!) e inciderete la corteccia (tipo callo osseo) che si frapone fra le ossa della testa e il cervello. Potete sempre gustare il cervello umano come il cervello animale quindi fritto, dorato al burro e salvia o come insaporitore per il ripieno dei cannelloni, lascio a voi la fantasia di trovare altre ricette!
Tenete presente che nè il pene nè i capezzoli sono gustosi, potete mangiarli in segno di disprezzo ma nulla di più, non aspettatevi che siano teneri o buoni! Invece i seni sono un'ottima riserva di grasso che vi invito a tenera da parte per cucinare le altre parti del corpo. Anche lo stomaco, l'intestino e la trachea non sono parti commestibili. Vi ricordate che avevo detto di non incidere profondamente? Ecco la ragione: nello stomaco c'è l'acido che il corpo usa per assimilare i cibi, nell'intestino ci sono gli scarti del processo, ovvero gli escrementi. Per l'esofago invece è un discorso a parte dato che è formato da cartilagine quindi commestibile ma di nessun gusto... ah, dimenticavo, usate sempre un forno tradizionale, possibilmente un forno combinato gas-vapore, e mai un forno a microonde, che è sì più veloce ma secca troppo la carne.

spero di esservi stato utile.